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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2014 IT

skbf | csre  Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa 132 Efficacia  Formazione professionale di base Le critiche nei confronti della formazione professionale sottolineano che, contrariamente alle persone con una formazione terziaria, quelle con di­ ploma professionale non sarebbero in grado di affrontare un cambiamen­ to di professione. Fino ad oggi questo rimprovero resta ancora infondato, d’altra parte, non è facile da confutare, in quanto mancano i dati necessari per un’indagine. Importante per vagliare la questione sarebbe, ad esempio, la possibilità di distinguere esattamente tra i casi di mobilità professionale volontaria o necessaria. In altre parole è opportuno domandarsi se le persone sono poco flessibili perché non in possesso delle competenze che consenti­ rebbero loro di cambiare professione o azienda («immobilità forzata») oppu­ re se le persone flessibili sono considerate tali perché a causa di competenze inadeguate non hanno trovato un posto che corrispondesse alla professione inizialmente appresa («mobilità forzata»). Nell’ambito del cambiamento di professione si può constatare, senza approfondire ulteriormente i motivi alla base della mobilità professionale, che le persone con un diploma di li­ vello universitario cambiano più spesso mestiere nell’arco della vita rispetto alle persone che hanno conseguito una formazione professionale di base in azienda; inoltre chi possiede un titolo terziario (formazione professionale o di cultura generale) cambia in proporzione più aziende rispetto a tutti gli altri (Eymann, Müller & Schweri, 2011). È precisamente il numero elevato dei cambiamenti di professione da parte dei diplomati universitari che sarebbe opportuno analizzare approfoniditamente se volessimo stabilire i motivi di questi cambiamenti, ovvero se si tratta di cambiamenti volontari o forzati. A breve termine, il gran numero di studenti che dopo la formazione cam­ biano azienda (secondo i dati TREE oltre il 50%) può essere giudicato un segnale che rivela come la mobilità interaziendale non sia limitata dalla for­ mazione professionale di base. Maturità professionale: congiuntura e genere Sono meno frequenti i casi in cui i titolari di una maturità professionale ac­ cedono all’università rispetto ai casi di studenti che hanno conseguito una maturità liceale. Ciò può dipendere dal fatto che dopo la formazione di base i giovani con una maturità professionale possono inserirsi direttamente nel mercato del lavoro e a breve termine avrebbero maggiori costi di opportu­ nità in caso di proseguimento degli studi. Se si considerasse solo il tasso di maturandi che accedono alla scuola universitaria professionale, che è di poco superiore al 50%, l’efficacia sarebbe da considerare ridotta. Nei confronti del­ la maturità liceale si osserva però anche una notevole disparità tra i generi a discapito delle donne. Mentre la percentuale di uomini iscritti a una scuola universitaria professionale supera i due terzi (2007), quella delle donne si situa attorno al 40%. Lo scarto tra i generi si può in parte chiarire in base agli indirizzi di maturità professionale che presentano i tassi di passaggio più elevati; gli indirizzi tecnico e scientifico sono infatti quelli più frequentati dagli uomini. Mentre, negli ultimi dieci anni, i tassi di passaggio delle donne hanno tracciato una tendenza costante, quelli degli uomini hanno registrato un pronunciato modello congiunturale ( grafico 111 ). In altri termini, biso­ gna partire dal presupposto che gli effetti salariali della carenza di personale specializzato su questo gruppo di potenziali studenti universitari non sono stati abbastanza intensi da impedire che, in una situazione congiuntural­ mente favorevole, si limitassero a un guadagno a breve termine (entrata im­

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