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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2010 IT

16 Scuola obbligatoria Management Summary skbf | csre Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa Scuola obbligatoria Nei prossimi anni, una delle grandi sfide della scuola dell’obbligo sarà di tro­ vare un equilibrio tra il mandato di armonizzazione previsto dalla Costi­ tuzione federale e la volontà di adeguare l’offerta scolastica alle peculiarità locali. La politica della formazione si sforza di predisporre un sistema edu­ cativo coerente, non solo per la scuola dell’obbligo ma anche per i gradi suc­ cessivi, tale da garantire permeabilità, possibilità di accesso e qualità a tutti i livelli. In uno stato federalista, questo compito richiede un grande impegno da parte degli organi e delle istituzioni preposte al coordinamento. Una tale sfida non riguarda solo gli aspetti strutturali, ma anche i progetti sui conte­ nuti (elaborazione di piani di studio, insegnamento delle lingue, sviluppo della qualità, ecc.). La questione più difficile da affrontare nell’ambito dell’armonizzazio­ ne delle strutture del sistema educativo svizzero è indubbiamente quella dell’inizio della scolarità: quando deve cominciare la scuola dell’obbligo e come deve essere organizzata la fase di scolarizzazione? Il concordato Har­ moS, che prevede un’armonizzazione del livello prescolastico stabilendone durata e obbligatorietà, non prescrive ai cantoni come impostare il ciclo di entrata nella scolarità, ma li lascia liberi di scegliere tra diverse varianti che vanno dalla classica scuola dell’infanzia fino a un modello integrato con tre o quattro anni di ciclo elementare. Quest’ultimo modello, già sperimentato in diversi cantoni della Svizzera tedesca, ha principalmente lo scopo di in­ dividualizzare il passaggio alla scuola elementare: la transizione dalla scuola dell’infanzia alle elementari deve essere cioè meglio adeguata allo sviluppo individuale del bambino. Il dibattito sull’inizio della scolarizzazione non coinvolge solo gli am­ bienti politici, ma è anche da molto tempo oggetto di intense ricerche. L’at­ tenzione è focalizzata su due piste di riflessione. Da un lato non si vogliono «sprecare» i primi anni dell’infanzia perché, come attestano le ultime scoper­ te della psicologia dello sviluppo e della ricerca sul cervello, questo periodo è particolarmente fertile per l’acquisizione di competenze. Mentre l’acqui­ sizione precoce delle competenze è ben documentata, nell’ulteriore percor­ so scolastico spesso non si riscontrano (grossi) vantaggi per i bambini che sono andati a scuola prima. Tuttavia non è chiaro in che misura questo fe­ nomeno sia imputabile alle strutture, ai piani di studio e alle aspettative dei successivi gradi scolastici. D’altro canto è risaputo che un accesso precoce alle offerte prescolastiche e quindi una frequenza prolungata del livello pre­ scolare permette di compensare gli svantaggi dei bambini che crescono in un ambiente familiare poco propizio all’apprendimento. In questo modo si potrebbe quindi ridurre l’eterogeneità delle prestazioni che si osserva oggi in Svizzera già all’inizio della scolarizzazione. Con il miglioramento delle premesse iniziali si spera inoltre di evitare una parte dei problemi riscon­ trati nel successivo percorso scolastico. Oggi in Svizzera molti bambini non possono beneficiare di queste premesse iniziali o perché l’offerta di posti a basso prezzo per bambini di età inferiore a quattro anni è ancora carente o perché alcuni cantoni della Svizzera tedesca offrono un livello prescolastico di un solo anno senza strutture diurne capillari. Questi due fattori possono costituire un ulteriore ostacolo per i bambini svantaggiati. Infine, la ricerca internazionale in materia di economia della formazione mostra che gli anni

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