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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2010 IT

78 Efficacia Livello prescolastico ed elementare skbf | csre Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa Classi di introduzione, ripetizione di un anno scolastico, rinvio della scolarizzazione Se un bambino, prima dell’inizio della scolarità, presenta ritardi di sviluppo o problemi di apprendimento, può essere assegnato in molti cantoni a delle apposite classi di introduzione (piano di studio della prima classe ripartito su due anni). Un’indagine condotta in diversi cantoni mostra che l’assegna­ zione a una classe di introduzione può sembrare giustificata da un ritardo nello sviluppo, ma non aiuta i bambini a compensare un deficit di appren­ dimento. Le ricercatrici raccomandano quindi di sfruttare in miglior modo il tempo a disposizione, in particolare a favore di un sostegno più mirato (Michel & Roebers 2008). Un’altra misura che può essere adottata se nel corso della scolarità suben­ trano dei problemi di apprendimento, è la ripetizione di un anno scolastico (oppure il posticipo dell’inizio della scuola all’anno successivo). Anche l’ef­ ficacia di questi provvedimenti è messa in dubbio. Gli effetti positivi a breve termine si esauriscono infatti sul lungo periodo o sono addirittura seguiti da ripercussioni negative sullo sviluppo dell’apprendimento e il percorso scolastico. Già dopo un anno i risultati, inizialmente migliori, tornano a un livello paragonabile a quello precedente. Come alternativa si consiglia anche in questo caso un sostegno mirato e individuale, sia come complemento alla ripetizione di una classe sia come accompagnamento alla promozione auto­ matica (Bless, Schüpbach & Bonvin 2004; Daeppen 2007). Scolarizzazione e transizione dal grado elementare al secondario I La transizione da un livello scolastico all’altro, soprattutto in un sistema sco­ lastico con differenziazione strutturale o selettivo, può essere un’esperienza cruciale nella vita di un bambino e deve essere valutata in tutta la sua porta­ ta. Questo aspetto è stato oggetto di uno studio condotto a livello svizzero su bambini e adolescenti (Schultheis, Perrig­Chiello & Egger 2008). Dalle interviste con le persone di riferimento è risultato che più della metà dei bambini aveva vissuto bene o benissimo il passaggio dalla scuola dell’infan­ zia alle elementari, un terzo l’aveva vissuto discretamente e quasi un setti­ mo aveva riscontrato difficoltà. Come criteri si erano presi l’adattamento alla vita quotidiana nella scuola, il rapporto con l’insegnante e l’abitudine a fare i compiti. Le risorse del bambino (coscienziosità e conoscenze prescolari), il capitale sociale familiare (fratelli o sorelle più grandi, educazione con grossa vicinanza emotiva) e le esperienze in spazi di apprendimento extrafamiliari ed extrascolastici (asilo nido, insegnamento dello sport) concorrevano a fa­ vorire una scolarizzazione di successo (Kriesi, Scherrer & Buchmann 2008). Dal punto di vista dell’efficacia è opportuno evitare decisioni sbagliate al momento della transizione. Come dimostrano le indagini PISA, le decisioni che si basano sul giudizio del docente (e i desideri dei genitori) non sempre rappresentano prognosi precise sulle potenzialità degli alunni nel grado se­ condario I. Qui si riscontrano infatti spesso degli accavallamenti di compe­ tenze tra i vari tipi di scuola ( capitolo Livello secondario I, pagina 89). In Svizzera è ben documentato anche l’influsso del contesto socio­eco­ nomico e socio­culturale sulla transizione dalla scuola elementare al livello secondario I (Coradi Vellacott & Wolter 2005a; CSRE 2006). Meno studiati sono invece gli influssi strutturali e gli effetti del processo di transizione. Di­

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