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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2010 IT

17Management Summary Scuola obbligatoria Rapporto sul sistema educativo svizzero | 2010 «guadagnati» con una scolarizzazione precoce rappresentano sia per la società sia per l’individuo un vantaggio anche pecuniario (potenziale prolungamen­ to dell’attività lavorativa) che sarebbe difficile da ottenere con altri interventi in materia scolastica. Il livello primario evidenzia forti disparità nelle ore­lezione impartite in me­ dia all’anno nei vari cantoni. L’influsso di queste differenze sulle prestazioni scolastiche non è però documentato. Un paragone tra le ore­lezione obbli­ gatorie previste dai piani di studio nelle diverse materie per gli alunni d’età compresa fra i 9 e gli 11 o 12 anni mostra che in Svizzera si dedica meno tem­ po all’insegnamento della lingua di scolarizzazione rispetto ai paesi limitrofi, mentre l’insegnamento delle lingue straniere trova maggiore spazio. Fino a che punto il tempo dedicato alle lingue straniere si rifletta in un migliora­ mento delle competenze non può essere dimostrato perché nel campo delle lingue straniere mancano degli studi comparativi di portata internazionale. Dopo la scuola elementare, la diminuzione del numero di allievi dovu­ ta a fattori demografici ha ora raggiunto il livello secondario I. Con poche eccezioni (Zurigo, Ginevra, Zugo), tutti i cantoni – e in particolare quelli rurali – si trovano confrontati alla necessità di diminuire il numero di classi o chiudere intere scuole e cercano di evitare o accompagnare queste misure con riforme strutturali o didattiche. Il calo del numero degli allievi rischia di pregiudicare la molteplicità strutturale del livello secondario I, perché i cantoni con un sistema secondario con differenziazione strutturale devono fronteggiare il problema di classi con effettivi troppo ridotti. Visto che questi sistemi articolati continuano a registrare, in molti posti, un grosso consenso in ambito politico, bisogna assicurare a tutti i costi che le decisioni di attribu­ zione all’interno del livello secondario I vengano prese in base alle premesse di prestazione dei singoli livelli e non in base al «fabbisogno di allievi» delle singole scuole. Le attuali tendenze verso modelli più cooperativi e integrativi potrebbero essere una soluzione a questo problema. Grazie alle misurazioni sistematiche delle competenze da parte dell’OC­ SE (PISA), la fine della scuola dell’obbligo è l’unico momento del percorso scolastico per il quale esistono dati paragonabili e affidabili sulle competenze. Nel paragone internazionale, la Svizzera non ha ottenuto un miglioramento delle competenze di lettura dei quindicenni tra gli anni 2000 e 2006. Il dato più grave non è tanto il posizionamento al centro della graduatoria dei pae­ si analizzati, quanto il fatto che non si è potuto ridurre la percentuale degli allievi classificati nel livello di competenze più basso. Alla fine della scuola dell’obbligo, circa il 15% degli alunni raggiunge solo il gradino di competenze più basso misurato da PISA. La conseguenza di questa carente formazione scolastica al termine della scuola obbligatoria è che all’età di 21 anni un terzo di questi allievi non ha ancora acquisito un titolo post­obbligatorio, mentre tra gli allievi che si situano ai massimi livelli di competenze questa percen­ tuale scende a meno del 5%. Nel confronto internazionale la Svizzera investe molto denaro nella scuo­ la dell’obbligo. Allo stesso tempo si rilevano però anche grosse differenze cantonali nella spesa per l’istruzione. Sebbene questi dati non siano del tut­ to paragonabili per mancanza di un modello unitario di costi per tutti i can­ toni, si può constatare che praticamente il 50% della varianza è imputabile alla diversa forza finanziaria dei cantoni. In altre parole, i cantoni più «ricchi» devono pagare di più per gli input nella formazione, perché il livello generale dei costi è più elevato anche negli altri settori. Questo quadro coincide con

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