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SKBF-CSRE Bildungsbericht 2010 IT

18 Livello secondario II Management Summary skbf | csre Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa quanto osservato nel paragone internazionale, dove le differenze del pro­ dotto interno lordo tra i diversi paesi sono responsabili di circa la metà delle disparità nella spesa per la formazione. Alla domanda se la parte della spesa non riconducibile al diverso livello dei costi generi anche un valore aggiun­ to per la formazione, non si può (ancora) dare una risposta per mancanza di dati scientifici al riguardo. Livello secondario II In Svizzera poco meno del 90% degli allievi che hanno terminato la scuola dell’obbligo riesce a ottenere un titolo del livello secondario II. Un tale ti­ tolo è però una premessa indispensabile per la futura carriera scolastica o lavorativa. Con queste cifre siamo ancor lungi dal traguardo che la politica della formazione si era posta per l’anno 2015: raggiungere una percentuale del 95% di titoli del grado secondario II. Esaminando i dati degli ultimi anni si può constatare che le donne hanno recuperato sì una parte del ritardo, ma che raggiungono ancora meno frequentemente il titolo del livello seconda­ rio II, anche se al termine del livello secondario I non accusavano svantaggi scolastici rispetto agli uomini. L’obiettivo del 95% è stato raggiunto invece dagli allievi che sono nati in Svizzera e hanno frequentato tutte le scuole in Svizzera, indipendentemente dalla loro nazionalità. Ciò conferma che gli alunni stranieri arrivati in Svizzera dopo la nascita, che hanno frequentato le scuole svizzere solo per alcuni anni, devono impegnarsi di più per portare a termine il grado secondario II. Questa problematica è una grossa sfida per la politica della formazione e dell’integrazione. Gli indirizzi scelti dagli allievi nel livello secondario II evidenziano una ripartizione percentuale costante: 70% per le scuole di formazione profes­ sionale e 30% per quelle di cultura generale. Nel primo caso, la percentuale della formazione (duale) basata sul tirocinio in azienda rimane pressoché invariata a quasi il 90%. Dopo la crisi dei posti di tirocinio nella metà degli anni novanta, la forma­ zione professionale di base può tracciare un bilancio positivo, sia in termini di offerta di posti di tirocinio sia per quanto riguarda la sua capacità di reagire alle mutate esigenze sociali ed economiche. Questa osservazione è confer­ mata da tre dati di particolare rilievo. In primo luogo, oltre tre quarti dei gio­ vani che optano per un tirocinio professionale affermano con sorprendente costanza di aver trovato l’apprendistato che desideravano. Il modello della formazione professionale di base, fondata su un tirocinio in azienda, è perciò in grado di offrire la formazione desiderata a una netta maggioranza degli ap­ prendisti. Questo dato è degno di nota soprattutto se raffrontato all’opinione prevalente all’estero, secondo cui solo i modelli di cultura generale e pretta­ mente scolastici sono capaci di soddisfare le esigenze degli allievi nel campo della formazione post­obbligatoria. In secondo luogo, nella formazione con attestato federale si è trovata una forma di tirocinio proposta in gran numero dalle aziende, che permette agli apprendisti di ottenere un titolo di studio e che (a differenza della precedente formazione empirica) offre una maggiore permeabilità all’interno del sistema di formazione professionale. Sebbene sia troppo presto per esprimere un giudizio definitivo sulla formazione con attestato federale, le prime esperienze indicano che queste forme di tiroci­

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